LA LETTERATURA ITALIANA COMPIE 800 ANNI

Tra le ricorrenze importanti di questo 2024 c’è un avvenimento speciale. La letteratura italiana compie infatti 800 anni. Non si deve a Dante -come potremmo credere- questo anniversario (la sua Divina Commedia appare quasi un secolo più tardi), ma a un santo il cui culto non si è mai spento: San Francesco d’Assisi. Giovanni di Pietro di Bernardone (questo il suo nome di battesimo) viene infatti citato come il primo poeta della nostra letteratura grazie alla stesura in volgare umbro del “Cantico delle creature”. Con questa invocazione a Dio e alle sue creature, San Francesco ci ha lasciato la testimonianza diretta di una lingua, simile al toscano di Dante, che sarebbe divenuta successivamente il modello su cui sorse l’italiano moderno. Il “Cantico delle creature” viene fatto risalire al 1224 ed è riconosciuto come la prima poesia scritta in italiano, per la sua vicinanza e assonanza nei vocaboli e per la sua struttura morfologica con la nostra lingua attuale:

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione...».

La parafrasi è la seguente: “Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione. A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti. Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno e tu tramite lui ci illumini: è bello e raggiante con grande splendore e di te, Altissimo, porta il segno...”

Questo è l’incipit del “Cantico”. San Francesco lo scrive due anni prima della sua morte, lo stesso anno in cui gli appariranno le stigmate. Nel 1224 il religioso passa molto tempo sul monte della Verna, uno dei luoghi divenuti simbolo del peregrinare francescano, immerso nella natura e nella solitudine. È possibile quindi che il “Cantico” proceda da quella esperienza mistica, una preghiera da cui deriva la fratellanza tra l’essere umano e il resto del creato, una struggente opera dove risalta la visione positiva della natura. 

È singolare che la letteratura italiana nasca da un’opera religiosa. Eppure è proprio la religione dal basso, quella degli umili di San Francesco che per esprimersi e arrivare al cuore delle persone doveva parlare con il linguaggio della gente comune. Mentre nei palazzi del potere ci si esprimeva in latino, il popolino (il volgo, appunto) parlava una lingua che fino a quel momento non veniva espressa in forma scritta. La scelta di San Francesco che, ricordiamo è anche il Patrono d’Italia, sarebbe stata innovativa e avrebbe affrancato il volgare, facendolo diventare la lingua di tutti gli italiani.

Testo, parafrasi e analisi del Cantico li potete trovare su:  https://www.studenti.it/cantico-delle-creature.html

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