BELLA CIAO! STORIA DI UNA CANZONE POCO CONVENZIONALE

Il brano portante della colonna sonora di “La casa di carta” (“La casa de papel” in spagnolo), è “Bella Ciao”, una canzone che sin dalla sua genesi, ha attirato l’attenzione di decine di cantanti famosi da Tom Waits a Giorgio Gaber, da Yves Montand a Milva, che ne hanno registrato una propria versione. Il suo posto, ciononostante, non è propriamente quello della sala di registrazione, ma bensì della piazza: usata nelle manifestazioni di protesta, cantata dai migranti che sbarcano in Italia, intonata dai lavoratori in corteo, “Bella ciao” deve la sua fama per essere stata indicata come inno della Resistenza italiana durante la Seconda guerra mondiale.

Una fama completamente inventata, perché “Bella ciao” venne diffusa solo a guerra finita, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo. Insomma, “Bella ciao” è un inno che riafferma i valori della lotta antifascista ma non è mai stata cantata durante la guerra.

Le origini della canzone, sia del testo che della musica, sono peraltro piuttosto incerte. Alcune tesi avvalorano l’ipotesi che si trattasse di un canto delle mondine di inizio XX secolo, a cui venne successivamente cambiato il testo. Le mondine erano le donne che raccoglievano il riso (il termine mondina viene dal verbo mondare, che significa pulire) da aprile a giugno nelle risaie del Nord Italia.

Per quanto riguarda la musica, invece, l’unica certezza è che la traccia più antica di una incisione della melodia in questione risale al 1919, in un 78 giri del fisarmonicista tzigano Mishka Ziganoff, intitolato “Klezmer-Yiddish swing music”. Il Kezmer è un genere musicale Yiddish in cui confluiscono vari elementi, tra cui la musica popolare slava, perciò l’ipotesi più probabile sull’origine della melodia è quella della canzone popolare dalmata.

Quando appare, però, il testo attuale? Durante la Resistenza, tra i partigiani in azione, circolavano dei fogli con i testi delle canzoni da cantare e in nessuna di quelle raccolte è contenuto il testo di “Bella ciao”, che appare invece per la prima volta su una rivista nel 1953. La pubblicazione viene ripetuta nel 1955 in un volumetto sui canti popolari curato dalla commissione giovanile del Partito Socialista. Da lì, comincia la sua vera diffusione, venendo il canto presentato nelle più importanti manifestazioni popolari italiane, ottenendo il primo grande riconoscimento nazionale durante il Festival di Spoleto del 1962.

Il successo di “Bella ciao” come inno di una guerra durante la quale non fu mai cantata, plausibilmente, deriva dalla orecchiabilità del motivo e dalla facilità di memorizzazione del testo. Bella Ciao” anno dopo anno si è affermata come un successo internazionale che si adatta a tutte le lotte per la libertà contro invasori e oppressori. Ne esistono versioni in francese, in spagnolo, in curdo, in turco, in russo e in molti Paesi le note di Bella ciao accompagnano le speranze di rivalsa di eserciti partigiani e di movimenti di protesta.

 

BELLA CIAO

Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
Una mattina mi son svegliato
E ho trovato l'invasor

O partigiano, portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
O partigiano, portami via
Ché mi sento di morir

E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
E se io muoio da partigiano
Tu mi devi seppellir

E seppellire lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
E seppellire lassù in montagna
Sotto l'ombra di un bel fior

Tutte le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
Tuttle le genti che passeranno
Mi diranno: Che bel fior

E quest' è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao
E quest'è il fiore del partigiano
Morto per la libertà

 

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