LA SPADA NELLA ROCCIA. LA LEGGENDA DI SAN GALGANO

Pochi sanno che la spada nella roccia, che ha dato vita alla leggenda di re Artù, esiste veramente e si trova a San Galgano, in provincia di Siena. Qui, nel mezzo di una piana, si erge un’abbazia fantasma, di cui resiste oggi lo scheletro. Nei pressi dell’edificio principale, nella cappella di Montesiepi, si trova la spada nella roccia.

L’abbazia di San Galgano venne costruita nel 1218 da parte dei monaci cistercensi e prosperò per oltre un secolo, acquisendo un ruolo di rilievo nella ricca economia della zona e nelle istituzioni della città di Siena. Il declino cominciò con la peste del 1348: l’abbazia perse l’autonomia e venne abbandonata. Le strutture del tetto vennero vendute, mentre gli arredi furono saccheggiati.

La storia della spada è legata a San Galgano. Il vero nome del santo era  Galgano Guidotti, nato nel 1148 da una famiglia della piccola nobiltà locale e morto il 3 dicembre 1181. Di buona famiglia, visse la sua gioventù in maniera dissoluta, incline ai divertimenti più sfrenati. Un giorno, però la sua vita cambiò. Gli si presentò infatti l’Arcangelo Michele che lo invitò a seguirlo a Montesiepi dove si trovò al cospetto dei dodici apostoli. L’esperienza, per quanto incredibile, per il momento non lo mutò. Galgano, infatti, continuò la sua vita fino a quando, durante una passeggiata, il suo cavallo lo ricondusse di nuovo a Montesiepi, esattamente nello stesso luogo dove, poco tempo prima, aveva incontrato gli apostoli. Galgano non ebbe più dubbi sulla sacralità del posto e, in segno di conversione, decise di conficcare la propria spada nella roccia, creando in quella maniera una croce.

Prese poi il suo mantello, lo indossò come saio e diede inizio così alla sua vita da eremita, vivendo nei boschi e nutrendosi solo di erbe selvatiche. Durante una sua assenza per un pellegrinaggio a Roma, la spada nella roccia subì un tentativo di furto e venne forzata da tre ladri che, non riuscendo nell’intento di sfilarla, la ruppero e l’abbandonarono. Il castigo divino non perdonò il misfatto: un ladro venne fulminato, un altro finì annegato, mentre il terzo venne sbranato da un lupo che gli tranciò entrambe le mani (nell’eremo di Montesiepi, in una bacheca, è possibile vedere le ossa delle mani del ladro). Al ritorno il santo trovò la spada spezzata. Ne fu molto dispiaciuto e si ritenne responsabile dell’accaduto per essersi allontanato. A quel punto, però, una voce divina gli disse di unire i pezzi e la spada si ricompose miracolosamente. Da quel momento Galgano restò in quel luogo fino alla fine dei suoi giorni, morendo in preghiera sulla spada nella roccia. Quattro anni dopo la sua morte venne santificato.

Vari storici si sono chiesti se esista un legame tra san Galgano e il ciclo bretone di re Artù. Qualcuno azzarda che la storia, come molte leggende medievali, possa aver raggiunto la Francia grazie ai trovatori e da lì adattata all’ambiente locale. Non è un caso che uno dei cavalieri della Tavola rotonda si chiami Galvano, la cui somiglianza con il nome Galgano è evidente.

Anterior
Anterior

ADDIO AL LINGUISTA LUCA SERIANNI

Siguiente
Siguiente

BELLA CIAO! STORIA DI UNA CANZONE POCO CONVENZIONALE