FEDERICO DA MONTEFELTRO, LA GUERRA E IL RINASCIMENTO

Quando si parla di Rinascimento il pensiero va spontaneo a Firenze e ai Medici che ne resero possibile la nascita e lo sviluppo. Eppure, altre città e altre dinastie furono coinvolte in questo processo che elaborò un nuovo modo di concepire il mondo. Federico da Montefeltro, di cui tra pochi giorni ricorrono i 600 anni dalla nascita, è uno di questi personaggi legati indissolubilmente a una città, Urbino, e al Rinascimento.

Famoso per il ritratto che ne lasciò Piero della Francesca, con l’arcigno marcato profilo, Federico nacque il 7 giugno 1422 a Gubbio figlio illegittimo (poi riconosciuto) di Guidantonio, signore di Montefeltro, piccola regione incastonata tra Marche, Romagna e Toscana. La successiva nascita di Oddantonio, fratellastro legittimo e quindi destinato a governare i domini signoriali, marcò la giovinezza di Federico che, lontano dalla corte, iniziò una proficua carriera militare che gli valse i favori dell’imperatore Sigismondo. Capitano di ventura, ma anche ambizioso politico, Federico combatte dove lo chiamano, ma intanto ambisce alle terre in mano al fratellastro. 

Il 22 luglio 1444, la svolta. Oddantonio viene barbaramente ucciso da dei congiurati a Urbino e Federico, appoggiato dalle sue truppe, entra in città, perdona i cospiratori e, in cambio, ottiene il controllo del Montefeltro. Molti pensano che il mandante dell’omicidio sia lui, prove però non ce ne sono e, nonostante il sospetto, tre anni più tardi ottiene la legittimazione del potere. Soldato infaticabile, dotato di grandi doti militari, Federico a questo punto si concentra sulla sua capitale Urbino.

Per rendere Urbino una capitale –la città non è grande, conta circa 7000 abitanti-, Federico chiama artisti di ogni specie: scultori, pittori, architetti, artigiani che fanno della piccola città uno dei più fervidi focolari artistici della civiltà italiana in questo magnifico momento. Nel 1465 l’architetto Luciano Laurana comincia la trasformazione del palazzo ducale, rendendolo una reggia in grado di ricevere ospiti illustri e di rappresentare una residenza degna di un principe. Tra gli artisti che vi lavorano ci sono Tiziano, Paolo Uccello, Giorgione e, naturalmente, Piero della Francesca che risiedette in città per tre anni, dal 1469 al 1472, lasciando splendide opere come la “Madonna di Senigallia” e la “Pala di Brera”.

Federico, però, non si ritira nel lusso del suo palazzo. È un militare e sa che la sopravvivenza stessa del suo ducato dipende dalla politica e dalla guerra. Si agita in un’Italia centrale dove il Papa, i Medici, gli Sforza, gli Estensi, i Malatesta, le repubbliche di Genova e di Venezia creano e distruggono alleanze. Lo stesso Federico, un tempo vicino ai Medici, viene indicato come uno dei mandanti della congiura dei Pazzi dove rimane ucciso Giuliano de’ Medici. Professionista della guerra, Federico investe i guadagni delle campagne belliche per abbellire Urbino e per farne non solo un centro artistico e culturale, ma anche militare dove, durante la pace, si addestrano i condottieri per le future battaglie. Federico da Montefeltro incarna la figura del condottiero rinascimentale, il principe che racchiude in sé il potere in forma integrale, che si occupa di ogni particolare dello Stato.

I suoi ritratti a noi pervenuti, compreso quello di Piero della Francesca oggi agli Uffizi, mostrano il condottiero di profilo dal lato sinistro del viso. Federico, infatti, aveva perso l’occhio destro durante un torneo, colpito in volto da una lancia che gli aveva anche frantumato il naso. Uno studio attuale di paleopatologia condotto sui suoi resti ha dimostrato come il duca fosse affetto da gotta, malattia che aveva cominciato a dargli seri problemi per cavalcare poco tempo prima della sua morte. Aveva sessanta anni quando, per colpa della malaria, muore a Ferrara dove, ancora una volta, era intervenuto per guidare un esercito, quello estense, contro le truppe alleate del Papa e di Venezia.

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