LA GESTUALITÁ DEGLI ITALIANI

I gesti hanno sempre avuto una grande importanza in ogni cultura nel corso dei secoli. Per esempio, filosofi di spicco come Aristotele e Giambattista Vico (filosofo italiano del Settecento e autore dell’opera fondamentale “La Scienza Nuova”), sostenevano che la gestualità fosse il primo atto comunicativo fra gli esseri umani e che la comunicazione verbale si fosse sviluppata solo successivamente. Quest’idea è riportata anche nei testi del naturalista Charles Darwin, che teorizzò che l’uomo abbia sviluppato i gesti nella trasformazione da quadrupede a bipede, con le mani finalmente libere di gesticolare.

Nel caso degli italiani, i gesti hanno un significato particolare. La nostra gestualità è un fenomeno antropologico e sociologico praticamente unico che fa parte del nostro patrimonio culturale. Si gesticola di più nel Meridione, come dimostra uno studio del 2006 condotto da Sobrero e Miglietta: “nel dosaggio fra canale verbale e gestuale, le aree meridionali affidano alla gestualità una parte del significato ben superiore a quella delle aree settentrionali”. Impossibile, quindi, non fare riferimento alla comicità di Totò o di Massimo Troisi, napoletani veraci, che facevano dei gesti e delle espressioni facciali, il punto di forza della loro commedia.

Perché al sud? Possiamo solo fare delle ipotesi. La prima vuole che siano stati i coloni greci a portarli nella penisola, quando iniziarono a stabilirsi nel territorio che poi gli storici chiamarono la Magna Grecia. Questa teoria è stata postulata da Andrea De Jorio, un sacerdote e archeologo dell'Ottocento, che fece un parallelismo tra i gesti utilizzati dalle figure dipinte su antichi vasi greci e quelli dei napoletani dei suoi tempi. La teoria spiega anche la ragione per cui, di solito, la gestualità si usa più nel Sud Italia che nel Nord.

Una seconda teoria è quella formulata dall’antropologo Adam Kendon, che ha suggerito che gli italiani del Sud usavano i gesti in città sovrappopolate (Napoli, Palermo, Bari), per combattere gli aspetti negativi di un grande ambiente metropolitano, come il rumore, che spesso rende difficile la comunicazione verbale. Quindi, la gestualità si usava per attirare l’attenzione su di sé e farsi sentire.

La terza teoria suggerisce che gli italiani abbiano sviluppato i gesti durante il lungo periodo che va dal Trecento all’Ottocento, quando grandi aree della penisola erano occupate dalle potenze straniere come Francia, Austria e Spagna. Secondo questa teoria, i gesti davano agli italiani l’opportunità di comunicare tra loro senza farsi capire dagli occupanti, come un tipo di codice segreto. In aggiunta a queste teorie, c’è anche il fatto che in Italia si parlano tantissime lingue regionali e perció la gestualità è sempre stata utilissima per comunicare con persone di culture e contesti diversi.

Quindi, è chiaro che, anche se non si sa esattamente come abbia avuto origine l’uso dei gesti, la gestualità è sempre stata un aspetto fondamentale della cultura italiana attraverso la storia. Secondo uno studio della Prof. Isabella Poggi, docente di Psicologia Generale e Psicologia della Comunicazione all’Università Roma 3, i gesti codificati utilizzati quotidianamente dagli italiani sarebbero circa 250. Esistono differenze regionali, anche quantitative: si gesticola di più in Campania e Sicilia, meno nell’entroterra della Sardegna, dove si ritiene che le persone siano più introverse.

La gestualità italiana è entrata di recente anche nel vocabolario degli emoji. Il simbolo della “mano a pigna”, che simbolizza critica o interrogativo, è stato aggiunto con il nome di "pinched fingers" nel rilascio emoji del luglio 2020. Ricorda quindi: se vuoi parlare l’italiano, devi anche imparare a gesticolare per accompagnare le tue parole con i gesti.

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