LA VITA QUOTIDIANA NELL’ANTICA POMPEI

Tutti conosciamo la triste sorte toccata alla città di Pompei, distrutta dall’eruzione del vulcano Vesuvio nel 79 d.C. Quello a cui non pensiamo, però, è che la sfortuna e la tragedia toccata a tanti rappresenta oggi un patrimonio unico per conoscere la vita e le abitudini delle città romane in epoca imperiale. Gli storici hanno potuto ricostruire la giornata tipo del pompeiano, una vita fatta di gesti semplici e spesso ripetitivi. Vediamo come si svolgeva.

La vita quotidiana

A Pompei ci si svegliava presto, in maniera da trovarsi sul posto del lavoro al momento del sorgere del sole. Alle quattro e mezza, in quella che sia chiamava l’ora prima diurna, i pompeiani si alzavano. L’acqua corrente era un privilegio di pochissimi e i cittadini comuni dovevano andare a prenderla presso le fontane pubbliche. Un po’ d’acqua sul viso per svegliarsi e poi veniva il momento della colazione, che veniva effettuata con pane e formaggio eventualmente farciti con verdure o con gli avanzi del giorno prima. Coloro che volevano iniziare in ordine la giornata potevano recarsi dai barbieri, che aprivano all’alba. La bottega del parrucchiere era anche il luogo che serviva per conversare e per conoscere le novità, proprio come avviene anche oggi.

Quasi alle sei cominciava quella che era indicata come la “hora secunda”. Ormai ogni persona si trovava sul posto di lavoro, dal ricco patrizio allo schiavo. Le botteghe erano tutte aperte, le bancarelle bene esposte, i cantieri al lavoro, i contadini nei campi. Alle otto, l’ora quarta, le vie brulicavano di persone, il mercato era in piena attività, gli ambulanti declamavano le lodi delle loro merci, i compratori trattavano sul prezzo. Al Foro si passeggiava, si tenevano processi, si discuteva della cosa pubblica fino a raggiungere l’ora settima, il fatidico mezzogiorno, quando aveva inizio la ricreazione.

Se qualche ricco pompeiano desideroso di far carriera politica offriva uno spettacolo di gladiatori si poteva fare un salto all’anfiteatro, un passatempo cruento che si può paragonare al ruolo del calcio nella nostra società. Anche all’epoca le tifoserie si scontravano, infatti proprio a Pompei l’anfiteatro fu sospeso per dieci anni per disordini tra sostenitori locali e quelli di Nocera (decisione poi condonata da Nerone per intercessione della moglie Poppea, che era originaria di Pompei).

Intanto, nelle taverne si consumava il pranzo a base di focacce, pesce, frutta e dolciumi. Dopo pranzo, veniva l’ora delle terme. Era l’ora ottava, che cominciava alle 13.15, e tutti potevano fare un salto alle terme, perfino gli schiavi. Questa abitudine d’igiene aumentò l’aspettativa di vita fino a 35 anni e divenne un aspetto sociale non indifferente, visto che nelle terme le persone influenti spesso concludevano affari commerciali  e accordi politici. Inoltre nelle terme era anche possibile fare ginnastica in ossequio al motto “mens sana in corpore sano”.

Le ore

La giornata era dettata dal corso del sole, dall’alba al tramonto. L’ora dodicesima (che iniziava alle sei meno un quarto del pomeriggio) serviva per la cena, che i romani consumavano a base di pesce, carni e dolciumi. Con l’oscurità, gli svaghi erano pochi, specie per la maggior parte della popolazione, visto che le strade buie erano tutt’altro che sicure: stare a casa e andare a letto era la scelta migliore.

Come contavano le ore i romani? Un’ora normale, come le nostre, si conteggiava a partire dalle sei circa della mattina (hora prima) e si continuava a contare in questa maniera fino alla hora duodecima (la dodicesima) che corrispondeva all’incirca alle cinque e tre quarti del pomeriggio. Dalle diciotto in avanti si contava un’ora per ogni tre delle attuali nostre: dalle 18 alle 21 prima vigilia; dalle 21 a mezzanotte secunda vigilia; da mezzanotte alle tre, la tertia vigilia e dalle tre alle sei, la quarta vigilia.

Le case dei pompeiani

La casa dei pompeiani variava in base al reddito e all’occupazione del proprietario: si andava dalle modeste abitazioni in cui abitavano i più poveri, alle domus dei ricchi per arrivare poi alle ville, a partire dalla più famosa, la Villa dei Misteri, splendidamente affrescata, luogo adatto per il riposo, l’accoglienza degli ospiti, la meditazione, quell’otium che per i romani era lo scopo più nobile della vita, ossia la possibilità di dedicarsi a se stessi, alla meditazione, alla lettura, alla riflessione. Poche erano le case con acqua corrente: questa veniva immagazzinata in ogni edificio tramite delle cisterne. Pompei era collegata con un acquedotto al fiume Serino: l'acqua affluiva al Castellum Aquae –un grande serbatoio- ed attraverso un sistema di tubature veniva distribuita a diverse zone della città, per lo più alle terme, alle fontane e alle case dei ricchi. Mancavano, invece, quasi del tutto le fognature, eccetto quelle delle latrine pubbliche.

A Pompei era presente ogni attività: dai commerci, alle attività industriali, come la produzione in larga scala del pane, quasi una piccola industria alimentare di oggi, o le tintorie. Vibrante era anche l’attività politica. Ancora oggi possiamo vedere le scritte murali che invitavano a votare per un candidato o per l’altro.

Gli spazi pubblici e i divertimenti

Il Foro era il luogo centrale della vita pubblica di ogni città romana. Nel tempio di Apollo, invece, si svolgevano i processi. È interessante notare come il culto per gli antichi romani avvenisse al di fuori del tempio, che era la casa della divinità, a cui solo i sacerdoti potevano accedere. Nel Foro si trovavano anche le terme, l’attività privilegiata dei romani nel tempo libero. Qui uomini e donne (separati in diversi ambienti) passavano il loro tempo in bagni, esercizi ginnici, massaggi, conversazioni. C’era ovviamente anche il teatro e a Pompei ce n’erano addirittura due, uno grande e all’aperto, e uno piccolo che allora era al chiuso. Lì si rappresentavano le tragedie della tradizione greca, ma anche, e preferibilmente, le farse e le commedie romane, piene di soldati vanitosi, ricchi avari, fanciulle facili, politici corrotti. La prostituzione era legale e si svolgeva all’interno di case chiamate lupanari o nei piani superiori delle taverne.

Ma il divertimento preferito dai pompeiani, come da tutti gli abitanti dell’Impero, erano i giochi gladiatori, che si svolgevano nell’Anfiteatro. La vita scorreva tranquilla in questa maniera, fino a quando la mattina del 24 agosto del 79 d.C. il Vesuvio decise di cambiare il destino dei 20.000 abitanti della città.

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