XXII SETTIMANA DELLA LINGUA ITALIANA: L’ITALIANO E I GIOVANI

La Settimana della lingua italiana nel mondo, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, è giunta quest’anno alla XXII edizione. Da lunedì 17 a domenica 23 ottobre si terranno centinaia di manifestazioni in tutto il mondo, sul tema “L’italiano e i giovani”. L'organizzazione è attualmente curata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, dall'Accademia della Crusca e, all'estero, dai Comitati della Società Dante Alighieri, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università.

Anche la nostra Dante, come ogni anno, partecipa a questa attività, ricordando come, con il nuovo millennio, il linguaggio giovanile nell’italiano sia andato cambiando a grande velocità. La tecnologia ci ha spinto a un continuo cambiamento. Ricordiamo come, nei primi anni 2000, andava di moda abbreviare le parole, soprattutto nei messaggi di testo, sostituendole con simboli o altre lettere. Questo ha influenzato molto i testi scritti.

Alcuni esempi:

perché  xk/xké

che ke

per x

ti voglio bene tvb

Queste abbreviazioni si usavano molto nel linguaggio MSN con gli squilli col cellulare, gli MMS e le emoji. Con l’arrivo di nuove tecnologie si è iniziato ad usare whatsapp e qui le cose sono cambiate. Abbiamo inizato ad usare la scrittura automatica e queste abbreviazioni sono andate via via sparendo nei giovani. Gli MMS non esistono più, perché inviamo le nostre foto tramite whatsapp. Con l’arrivo dei social come Instagram,  Facebook, Tiktok abbiamo iniziato a postare anche video e piccole storie. Infine, con la pandemia abbiamo iniziato ad usare molto di più i social e altre piattaforme come Skype e Zoom e queste ultime ci hanno aiutato con la virtualità e accompagnato nell’insegnamento a distanza.

Come parlano i giovani d’oggi?

Nel linguaggio attuale sono state inserite molte parole nuove che possiamo definire uno slang giovanile. Queste parole provengono, per la maggior parte dalla lingua inglese e alcune si sono italianizzate come ad esempio postare, taggare, googlare termini che usiamo grazie ai social. Oggi per salutare si usa “ciao”, ma a volte i giovani vi aggiungono “bella” e per congedarsi possono usare “cisi” abbreviazione di “ci si vede”. Per dire che un video è diventato molto famoso si usa il termine “è andato o diventato virale”. Inoltre, parole come taggare, postare, follware, diventare un influencer, tutte derivate dai social, hanno acquisito rilevanza quotidiana.

L’influenza della tecnologia

La tecnologia è stata indispensabile nel periodo della quarantena perché ci ha aiutato a tenerci in contatto con videochiamate e messaggi quando non ci si poteva vedere di persona, accorciando le distanze. Ora la quarantena è finita ma sembra difficile riuscire ad abbandonare questo modo di contattarci per alcune persone e tornare alla normalità. Il contatto umano e la socializzazione fanno parte del nostro essere, ma c’è una fascia di giovani a cui non interessa socializzare con i compagni di classe, fare amicizie reali. Si preferisce avere amici virtuali o un numero considerevole di followers e likes sui social, senza, però, avere nessun contatto diretto con loro.

Torneremo a scrivere i messaggi e le lettere o continueremo ad utilizzare gli audio, gli stickers o le emoticon per comunicare con i nostri amici? Sarà difficile tornare ad utilizzare i messaggi, le cartoline e le lettere, viviamo in una società in continua evoluzione nel campo tecnologico e in quello dei social. Di conseguenza, anche il linguaggio continuerà a mutare, di generazione in generazione.

 

Chiara Fabbietti e Gina Cervelli

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