MARCO POLO, UNO SGUARDO SUL MONDO

di Maurizio Campisi

L’8 gennaio 2024 ricorrono i 700 anni dalla morte di Marco Polo. Veneziano, si è reso famoso per essere stato il primo mercante europeo a entrare in contatto con le culture dell’Asia e dell’Estremo Oriente. Venezia, la sua città, si appresta a celebrare questo anniversario con una mostra a Palazzo Ducale, che verrà inaugurata in primavera (https://palazzoducale.visitmuve.it/).

Ma chi era Marco Polo?  Nato a Venezia nel 1254 in una famiglia di mercanti, viene citato nelle fonti anagrafiche come Marco Paulo de confinio Sancti Iohannis Grisostomi, ossia Marco Polo della contrada di San Giovanni Crisostomo. I registri affermano che già il nonno trafficava con Costantinopoli, mentre il papà e lo zio, Niccolò e Matteo rispettivamente, affrontano nel 1260 un primo viaggio in Cina per esplorare la via della Seta. Rimangono in questo enorme paese sei anni e, al ritorno, si presentano a Roma dal Papa con un’ambasciata del Gran Khan che chiede di inviare missionari cattolici in Mongolia. Nel seguente viaggio, nel 1271, portano con sé Marco che ha 17 anni. Entrano all'interno dell’Asia attraversando l’Anatolia e l’Armenia, quindi le steppe del continente per giungere fino a Khanbaliq, l’antica Pechino, a conclusione di un viaggio durato tre anni e mezzo.

Una volta arrivato nel Catai (come veniva chiamata in quel tempo la Cina), Marco ottiene i favori dell’imperatore Kubilai Khan, che lo nomina consigliere e, successivamente anche ambasciatore, ruolo che gli permette di conoscere a fondo la vasta regione. Polo si adatta alla perfezione alla nuova cultura: impara la lingua, le usanze ed i costumi. Su invito del Khan, visita l’India, il Tibet, la Birmania.

Marco Polo fa ritorno a Venezia ventiquattro anni dopo essere partito, il 9 novembre 1295. Da allora, resta a Venezia, dove partecipa a una delle tante guerre contro i Genovesi dove viene fatto prigioniero. Liberato nel 1299, si sposa con la nobile Donata Badoer e ha quattro figlie. Sue testimonianze ricorrono periodicamente nei testi dell’epoca, da cui si sa che regalò la prima copia de “Il Milione”, il libro che lo rese famoso, al fratello del re di Francia in visita a Venezia o che pagava regolarmente le tasse. Muore nel gennaio 1324 e viene sepolto nella chiesa di San Lorenzo, vicino al padre. Purtroppo, queste due tombe sono scomparse nel tempo, a causa di lavori di ristrutturazione della zona dell’altare, dove si trovavano.

Perché conosciamo Marco Polo?

Il viaggio di Polo sarebbe passato inosservato se nel 1298, in una prigione di Genova, Rustichello da Pisa (scrittore, fatto anche lui prigioniero dai Genovesi) non avesse deciso di mettere per scritto le memorie del mercante con cui divideva la cella. Marco Polo, reduce dalla battaglia navale di Curzola con la flotta veneziana, ha in quel tempo 44 anni ed era tornato dalla Cina tre anni prima. Aveva ricevuto il comando di una galea, ma le sorti della battaglia furono avverse e venne fatto prigioniero. Marco Polo racconta le memorie dei suoi viaggi a Rustichello, il quale le riporta nella lingua d’oil (il francese antico) e le intitola: Le divisament dou monde ("La descrizione del mondo"), che diventa famoso nella versione italiana come “Il Milione”. Un titolo che si deve al soprannome di Polo, Emilione dovuto alla sua stazza fisica e che ha un’immediata fortuna per le descrizioni di quei paesi lontani. La fortuna è immediata, al punto che ancora oggi si contano almeno 150 versioni amanuensi dell’opera, vergate a mano prima della diffusione della stampa. I suoi racconti hanno ispirato generazioni di esploratori, tra cui Cristoforo Colombo. Il navigatore genovese possedeva una copia del “Milione” a cui apportava annotazioni. Solo alla fine del suo terzo viaggio, Colombo capirà di non essere approdato nel Catai, ma in un nuovo continente (a lungo considererà Cuba, il Giappone). Inoltre, seguendo le descrizioni di Polo, Fra Mauro, cartografo del Quattrocento, comporrà nel 1450 un famoso mappamondo dove vengono inseriti anche la Cina e il lontano Oriente. 

La prima versione in lingua italiana (o toscana) viene approntata nel 1309. ll libro, composto da 183 capitoli, raccoglie tutte le conoscenze del mondo asiatico del XIII secolo. Può essere letto anche in chiave storica e politica: si presenta quindi come un’opera dove vengono descritte scene di vita quotidiana, di storia, di botanica, di politica, di etnologia in chiave romanzata.

Le leggende su Marco Polo. È ormai stato definitivamente provato che Marco Polo non portò la pasta dalla Cina. Nel testo di “Il Milione”, Polo dice di aver assaggiato “anche uno strano cibo fatto di morbide strisce”, unico riferimento a qualcosa che potesse assomigliare alla pasta tipo spaghetti. Bisogna ricordare che già gli Etruschi e i Romani conoscevano l’antenata della lasagna chiamata lagana, una pasta fatta di sottili sfoglie farcite con carne e cotte nel forno, mentre nel 1154 in Sicilia si descriveva a Trabia la preparazione di “un cibo di farina in forma di fili” chiamato con il termine arabo “triyah”.

Un’altra leggenda su Marco Polo, gli attribuisce una moglie cinese che, addirittura, sarebbe stata una delle figlie dell’imperatore Kubilai Khan. Hao Dong, questo il suo nome, avrebbe accompagnato il marito nel suo ritorno a Venezia dove visse nascosta, fino a suicidarsi quando venne a sapere che Marco era caduto prigioniero dei Genovesi. Non c’è nessun registro storico che possa accertare questo fatto, ma la storia viene riportata nei vari film incentrati sulla figura del mercante veneziano. Anche perché c’è un fatto: nel 1998 negli scavi dove sorgeva la casa dei Polo è stato dissotterato lo scheletro appartenente a una donna asiatica, con un sigillo del Kubilai Khan e un corredo di oggetti orientali.

Cosa porta allora dalla Cina Marco Polo? La famiglia Polo era famosa per commerciare in gioielli e dall’Oriente porta in Europa molte gemme, in particolare rubini. Inoltre, alcune curiosità che erano sconosciute in Occidente: pelli di yak, semi, spezie, piante e stoffe oltre ai regali per il Doge (anelli, collane, spade tutte archiviate nel tesoro della Repubblica veneziana). E poi, ovviamente, il Milione che offre a generazioni di intellettuali, politici e uomini di scienza, importanti informazioni di prima mano su un mondo che era ancora tutto da scoprire. Il Milione è un documento fondamentale per comprendere sia l’Oriente medievale, sia la mentalità mercantile italiana verso la fine del ‘200.

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