PASSIONE E TRADIZIONE: IL PALIO DI SIENA

Il 16 agosto Siena ospiterà la seconda edizione annuale del suo tradizionale Palio. Dopo tre anni di sospensione dovuta al Covid, la famosa competizione è tornata il 2 luglio scorso con un’edizione ridotta. Tra ritiri e contrattempi, infatti, solo cinque contrade si sono presentate al via in una corsa mozzafiato e con arrivo al fotofinish tra la contrada del Bruco (che ha trionfato) e quella della Torre. Il 16 agosto, per il Palio dell’Assunta, ci si aspetta quindi una gara emozionante, dove troveremo al via finalmente le 10 contrade ammesse alla corsa.

La storia del Palio si perde nelle cronache medievali della città toscana. La "carriera", come viene tradizionalmente chiamata la corsa, ha le sue origini nel lontano XIII secolo. Un documento di quell’epoca, risalente al 1238, cita la competizione, che all’epoca veniva disputata dai nobili cittadini. Successivamente, cominciano a parteciparvi le contrade che, in origine, erano molte di più delle attuali 17. Un documento medievale ne indica almeno 42, tutte divise da rivalità territoriali e di prestigio. Il Palio divenne quindi il momento principale dove dissipare i malumori e dimostrare quale fosse la contrada a primeggiare. Nel periodo rinascimentale, i giorni del Palio erano occasioni mondane perché giungeva in città una folla di viaggiatori e mercanti, oltre a nobili, prelati, personaggi famosi. L’ambiente era di festa, ma incoraggiava anche le alleanze o i dissapori tra le differenti fazioni politiche. All’epoca Siena era uno stato indipendente, spesso in guerra con i suoi vicini: Firenze, la signoria di Perugia, lo Stato della Chiesa, Urbino ma anche con nazioni poderose, come l’impero di Spagna. La sua posizione, nel centro dell’Italia, era ambita da più nemici e infatti nel 1599 Siena non può più difendersi e viene annessa al granducato di Toscana.

Con la caduta della Repubblica, il Palio perse il suo significato politico e si trasformò esclusivamente in un’attività ludica, ricca comunque sempre di agonismo e rivalità. Nel 1633 piazza del Campo diventò la sede ufficiale della gara, il suggestivo recinto dove si svolge ancora oggi. Una delle figure più controverse del Palio è quella del fantino. Considerato nei secoli passati un mercenario, il fantino decideva le sorti della corsa sia in positivo che in negativo. Poteva vincere, ma poteva anche vendere la corsa perché pagato da un’altra contrada, ragion per cui era frequente che dovesse scappare dalla folla inferocita per salvare la vita. Il fantino, ancora oggi, viene contrattato ogni anno da una contrada differente. Andre Degortes, detto “Aceto” è il fantino più premiato: ha vinto 14 palii su 58 disputati.

Chi può correre il Palio? Siena, abbiamo detto, ha 17 contrade. Ciononostante, solo dieci hanno il diritto di disputare il Palio. Per non creare dissapori, nei giorni anteriori il 2 luglio avviene un’estrazione dove vengono tratte a sorte le dieci contrade che correranno il primo palio. Il successivo, quello del 16 agosto, avrà quindi come partecipanti le sette contrade escluse più tre che vengono di nuovo sorteggiate. Sono le fortunate che hanno la possibilità di correre due palii in un anno. Nel pomeriggio, prima della corsa, dal Duomo si snoda la passeggiata storica durante la quale sfilano i mazzieri, i figuranti e i cavalieri rappresentanti il Comune e le istituzioni storiche cittadine, oltreché le "comparse" delle contrade, i cui figuranti indossano le "monture", ossia i costumi con i colori delle rispettive contrade.

La contrada che ha vinto il Palio più volte è quella dell’Oca (66 vittorie), seguita dalla Chiocciola (54). La Pantera è quella che ha vinto di meno (26 vittorie), mentre l’Aquila è attualmente la “nonna”. Con questo nome si indica la contrada che da più tempo non vince un Palio (l’Aquila non lo vince dal 1992). Tra le curiosità, c’è anche un omaggio alla Società Dante Alighieri: il 29 settembre 1902 si corse un Palio straordinario in onore del Congresso della nostra istituzione, che in quei giorni si teneva proprio nella città di Siena.

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