PERCHE’ SI FESTEGGIA IL 25 APRILE

Il 9 maggio 1945 i giornali di tutto il mondo annunciano la fine della Seconda Guerra Mondiale. Le truppe alleate hanno ottenuto la resa dell’alto comando tedesco, mentre Hitler si è suicidato pochi giorni prima, il 30 aprile: l’incubo, insomma, è finito.

In Italia, la situazione è simile. Benito Mussolini, vistosi perduto, cerca di scappare in Svizzera al seguito di una colonna di soldati tedeschi. Riconosciuto, viene catturato e fucilato il 28 aprile. La morte di Mussolini segna la fine del fascismo e il culmine del processo storico iniziato con l’armistizio dell’8 settembre 1943 con la lenta, ma inesorabile, liberazione della penisola dall’occupazione nazifascista.

È in tempo di pace, nel 1949, che il governo italiano guidato da Alcide De Gasperi e su indicazione del CLN (il Comitato di Liberazione Nazionale), sceglie la data del 25 aprile per festeggiare la liberazione della nazione. In realtà, in quel momento, anche se gran parte dell’Italia è già libera, nel Nord c’è ancora da combattere per una decina di giorni. Venezia, per esempio, cade il 28 aprile; Piacenza il 29. Il 25 aprile viene scelto perché è in questa data che i partigiani entrano a Milano e Torino, le principali città del Nord. Un segnale inequivocabile che la guerra ormai è finita ed è stata vinta. Il CLN pubblica un proclama diventato famoso: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.” Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all'esercito alleato, avviene solo il 3 maggio, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la cosiddetta resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945

Il 25 aprile è, quindi, in tutti i sensi una data simbolica. La scelta venne fissata in modo definitivo con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948, che stabilì che il 25 aprile sarebbe stato un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della liberazione”. Ogni anno, da allora, le piazze italiane si riempiono di manifestanti che ricordano il sacrificio di quanti hanno lottato per ristabilire i valori democratici nel nostro paese. Anche altri paesi europei ricordano la fine dall’occupazione straniera durante la Seconda guerra mondiale: Olanda e Danimarca la festeggiano il 5 maggio, la Norvegia l’8 maggio, la Romania il 23 agosto.

Per avvicinarsi e conoscere il 25 aprile e la Resistenza consigliamo la lettura di alcuni libri, dei più famosi scrittori italiani della loro generazione e testimoni del processo di liberazione: “Il sentiero dei nidi di ragno”, di Italo Calvino; “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò; “La casa in collina” di Cesare Pavese; “Il partigiano Johnny” e “I ventitrè giorni della città di Alba” di Beppe Fenoglio; “Fausto e Anna” di Carlo Cassola; “Diario partigiano” di Ada Gobetti.

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